ISTITUTO DI CULTURA ITALO - TEDESCO
UNICA SEDE D'ESAMI AUTORIZZATA DAL GOETHE-INSTITUT
PER PADOVA E VICENZA
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9 OTTOBRE 2020

Venerdì 9 ottobre, ore 17.00 in sede
Helmuth Plessner. L’uomo come essere vivente (I)

«La formulazione del tema può essere fraintesa. La mia analisi non riguarda dati di fatto anatomici, fisiologici o paleontologici, non riguarda cioè quei dati di fatto che inseriscono il fenomeno umano nel mondo fisico. Piuttosto, voglio tentare di mettere in rapporto le caratteristiche che gli danno la possibilità di distinguersi da tale mondo e di considerarsi, di fronte a esso, un essere spirituale. Se nondimeno cerco di cogliere biologi¬camente questa posizione particolare, di rappresentare il monopolio della natura umana come non-natura (Un-Natur) naturalmente condizionata, non professo alcun tipo di biologismo, né combatto contro qualche forma di spiritualismo. Cerco di evitare entrambe le interpretazioni, per cogliere coerentemente la singolare pluridimensionalità del fenomeno umano, senza uniformarla in favore dell’alternativa monista o di quella dualista. Non cerco alcuna riduzione, sia essa sul piano del comportamento o di quello dell’esistenza, bensì l’ambito più ampio per l’esposizione delle possibilità umane. E l’ambito è quello dell’uomo come vivente» (H. Plessner, L’uomo come essere vivente, 1967, p. 1). Così esordisce l’Autore del saggio che leggeremo negli incontri 5° e 6°. Dopo di che egli sostiene che il linguaggio, che tra le forme espressive si situa in una posizione chiave per la definizione del monopolio specifico della natura umana, consente una comunicazione articolata e fondata sull’astrazione concettuale. Il linguaggio parlato, infatti, non può essere confuso con le semplici manifestazioni fonetiche degli animali. La loro emissione di suoni ha una funzione biologica immediata e trasmette direttamente impulsi ed eccitazioni. Le parole invece indicano un significato che riceve la propria modulazione inserendosi in un preciso contesto linguistico, riferito a circostanze fattuali e oggetti rispetto ai quali esso rimane indipendente pur essendo loro coordinato. Come per l’uso di utensili, il senso della strumentalità (del mondo circostante, del proprio corpo, della propria voce, ecc.) è condizione necessaria al comparire del linguaggio. Alla base dell’elaborazione e dell’uso dell’espressione parlata si trova così la facoltà di oggettivare, di ‘cosalizzare’ la realtà, di astrarre e universalizzare, insieme a un’altra dotazione specificamente umana, la capacità di imitazione. La semplice espressione mimica, una modalità parzialmente condivisa dal mondo animale, va distinta innanzitutto dal linguaggio mimico, vale a dire dal gesto (Geste) in senso proprio, una forma di comunicazione simbolica che pur non facendo uso della parola, in virtù della sua specifica modalità, si colloca tuttavia nell’ambito dell’espressione linguistica.

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