ISTITUTO DI CULTURA ITALO - TEDESCO
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Rudolf Otto: Categoria del sacro e esperienza del totalmente Altro

Relatore: Stefano MartiniVenerdì 22 dicembre, ore 17.00 in sede


Das Heilige: il ‘fascinans’ e il ‘portentoso’

 

«Un quinto ed ultimo elemento è il fascinans, che è il “totalmente altro” come beatificante, come valore trascendente, come ciò che può dare una beatitudine totalmente altra da qualunque beatitudine terrena. Anche qui le determinazioni concettuali – bontà, amore, provvidenza di Dio etc. – schematizzano, ma non esauriscono l’oggetto: la “grazia” dice di più, ma l’oggetto è più ancora. Nelle fasi primitive la religione comincia più col senso del tremendum: onde i culti di espiazione, propiziazione etc. Ma vi sono anche in esse espressioni del fascinans: il divino è cercato per sé come qualche cosa di desiderabile, di beatifico: onde gli atti di culto diretti a purificare e consacrare, cioè ad unire con Dio. E nelle fasi superiori il fascinans acquista sempre più importanza come senso della “grazia”, della conversione, dalla rinascita etc. E ciò vale per tutte le religioni: anche il nirvana è, secondo l’espressione d’un monaco buddista, “beatitudine inesprimibile”. — Otto riassume tutti questi caratteri nella parola «das Unheimliche», l’inquietante, l’enorme. Essa vuol dire che al di là del nostro essere razionale vi è una realtà ultima, nascosta alla nostra natura, che non trova adeguata espressione in nessuna aspirazione e in nessun concetto e che tuttavia si impone a noi come qualche cosa che attira, affascina e sconvolge. A questa esperienza del numinoso corrisponde da parte della creatura un senso di annichilamento, il senso creaturale: che è un apprezzamento immediato dalla “profanità” dell’essere proprio e del mondo. Non è un sentimento morale: vi sono uomini morali che possono avere il senso della propria imperfezione e non questo senso religioso. È ciò che sta a fondamento del concetto di peccato originale. “Tu solus sanctus”, dice la coscienza religiosa a Dio: a ciò corrisponde un giudizio sopra di sé e sopra ogni natura finita» (Martinetti, Il fondamento della religione secondo Rudolf Otto, cit., p. 5).

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