ISTITUTO DI CULTURA ITALO - TEDESCO
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Edith Stein: Una vita per la verità, a ogni costo. Dalla cattedra al Carmelo (e alla camera a gas)


Venerdì 18 marzo, ore 17.00 in presenza e via Zoom (prenotazione obbligatoria a padova@icit.it)

Pensiero e opere


È difficile riassumere il pensiero di Edith Stein, che comunque appartiene al filone della Fenomenologia di matrice husserliana. Ella, infatti, fu allieva di Edmund Husserl (1859-1938), cui sarebbe stata legata sempre da devota amicizia, anche quando non ne condivise la cosiddetta “svolta idealistica”. L’aspetto più interessante della ricerca della Stein consiste nel grandioso e assai arduo tentativo di conciliare la Fenomenologia (da lei considerata la filosofia per eccellenza) con la philosophia perennis, cioè con la tradizione filosofica, quella antica, di Platone e Aristotele, e quella cristiana, dai Padri della Chiesa, Sant’Agostino in primis, a San Tommaso d’Aquino (nonché Duns Scoto). In tale prospettiva pubblicò l’articolo La fenomenologia di Husserl e la filosofia di san Tommaso d’Aquino (1929) e più tardi scrisse Potenza e Atto. Studi per una filosofia dell’essere, del 1931, e Essere finito e Essere eterno. Per una elevazione al senso dell’essere, redatto tra il 1935 e il 1936, ormai annoverato tra i classici della filosofia del nostro secolo. Ma tutto iniziò dalla tesi di laurea, che stupì profondamente il suo stesso relatore Husserl, Il problema dell’empatia, del 1916 e pubblicata l’anno dopo. Oltre a molteplici scritti di pedagogia (grande fu la sua dedizione alla formazione e educazione dei giovani) e psicologia (e altre scienze dello spirito), di antropologia e ontologia, di spiritualità e mistica, si impegnò anche a tradurre in tedesco testi di altri pensatori, come Tommaso d’Aquino, John Henry Newman, Alexandre Koyré. L’ultima opera, Scientia Crucis. Studio su Giovanni della Croce, del 1942, non riveduta a causa del precipitare degli eventi, si può considerare il simbolico coronamento della vita della Stein, che dalla baracca del campo di Westerbork (dove fu condotta con la sorella Rosa subito dopo l’arresto del 2 agosto 1942, in attesa del trasferimento ad Auschwitz) in un biglietto alla priora del convento affermava: «Sono contenta di tutto. Si giunge a possedere una scientia crucis solo quando si sperimenta fino in fondo la croce».

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